Qui la natura non vuol dire assenza antropica, ma perfetto equilibrio tra uomo e natura, tra attività rurali legate all’alpeggio e all’esbosco, in sintonia con l’attività turistica. Per raggiungere una convivenza ideale tra esigenze di conservazione e di razionale utilizzo delle risorse, il Parco si divide in riserve, da quelle integrali di elevato valore come le Pale di San Martino, l’area di Colbricon e del Castellazzo, a quelle guidate, in cui le attività agro-silvo pastorali sono consentite nelle loro forme tradizionali: la Val Canali, Calaita, Paneveggio, Valsorda.
L’ambiente integro e colorato che lo caratterizza è dato dal verde intenso delle foreste secolari, quello più vivace dei prati, il rosa delle Pale di San Martino, il rosso scuro delle rocce del Lagorai e ancora il blu dei laghi e il fulvo dei manti di caprioli e cervi. Proprio il cervo, che può essere ammirato da vicino nell’estesa area faunistica del Centro Visitatori di Paneveggio, è l’animale simbolo dell’intero Parco, tuttavia il nome di questa terra è conosciuto altresì per la presenza dell’abete rosso di risonanza, particolarmente adatto per la costruzione di strumenti musicali.
Vivere il Parco significa conoscerlo nei suoi molteplici aspetti attraverso attività ed esperienze nella natura o in malga, così come attraverso i Centri Visita a Paneveggio, in Val Canali e a San Martino di Castrozza, o in Vanoi scoprendo l’Ecomuseo e il Sentiero Etnografico.